Pubblicato il: 27-11-2022
Fenrir, il feroce lupo figlio della gigantessa Angrboða e di Loki, viene allevato da un’anziana in Járnviðr, il bosco dagli alberi di ferro posto ad oriente. Gli dèi, temendo la sua potenza ed il suo temperamento malvagio, con un sotterfugio lo legano tramite una consistente catena a Frekastein dalla quale si libera alla fine dei tempi. Nell’impresa il coraggioso dio della guerra Týr perde tra le sue fauci la propria mano destra, in segno di sacrificio. Il termine “týr”, di origine indoeuropea, assume difatti il significato di “padre universale”, ad indicarne l’eterna stabilità. La runa Týr è annoverata nel “Sigrdrífumál” tra quelle della vittoria, da incidere sulla propria spada, invocando lo stesso dio. La sua tracciatura ricorda non solo quest’arma, ma anche una lancia, racchiudendo in sé una valenza di conflitto interiore in movimento ascensionale della materia rivolta verso la riflessione, il pensiero e la forza nel combattimento. Tra le pagine dei poemi runici è una stella guida che veglia la notte sul destino degli esseri nobili, proteggendoli senza mai tradirli. Nella sequenza magica dell’alfabeto “fuÞark antico” a 24 segni è la runa promessa di un sicuro successo al servizio di una nobile impresa, forgiata da colui che non lascia nulla al caso. Il lupo, l’essere pensante che al Ragnarǫkr ingoia Óðinn, viene a sua volta ucciso dal figlio Víðarr che spezza le sue gelide zanne e conficca la sua spada fino al cuore della bestia.