L'oca bianca e il Noce di Benevento

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L'oca bianca e il Noce di Benevento

Pubblicato il: 04-02-2023

Era la tredicesima Luna ed il tempo era fermo. Solo il rumore delle onde faceva compagnia e lontano, da qualche parte, gli occhi erano così grandi che il tutto ed il niente erano la stessa cosa. Da sotto un'impalcatura, vestito di buio, comparve una figura che fumava una sigaretta al contrario. Disse “buona sera” passando oltre. Ancora oggi mi chiedo se quell'uomo fosse vero. Seduto sulle sue ginocchia, mi raccontò di quella notte in cui la incontrò per la prima volta lungo la strada che da quell'albero riportava alla fontana del paese, dopo solo un'ora di cammino a dispetto della lunga distanza, seguendo la chiara via del cielo, fino a raggiungere il mare, a piedi scalzi, passo dopo passo, per non far rumore. All'improvviso, al filo di un muro di tufo lavorato a mano, un flebile starnazzo sbucò dall'angolo rompendo di stupore il silenzio. L'oca bianca la guardò e le disse: “Mi sono persa. Portami a casa con te”. Fu così che la raccolse da terra e per non farla scappare la chiuse nella cassapanca della rimessa dove d'estate ribolliva il calderone del pomodoro in compagnia delle reti da pesca appese nell'attesa di essere riparate. Il mattino seguente andò a portarle da mangiare bucce di melone e lupini ma, aprendo la porta, ne uscì una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi “nuda e pallida come la Luna Santa”.