Pubblicato il: 28-01-2023
La tribù degli Arii viene descritta da Tacito capace di una forza superiore rispetto agli altri popoli di stirpe germanica, più forti e torvi per natura. All'innata ferocia viene in aiuto il truce aspetto e la scelta del tempo dello scontro nelle notti senza Luna. Dipingono il corpo di nero e con il supporto dell'oscurità l'esercito di spettri incute un puro terrore al nemico. Nessuno è in grado di sopportare la loro visione poiché “in tutte le battaglie sono gli occhi ad esser vinti per primi”. Nel poema “Vǫlundarkviða”, l'“Edda poetica” testimonia come il muoversi con la Luna sia di fondamentale importanza per la riuscita di un'azione inaspettata, anche favorendo combattimenti guidati da intenti malvagi e da forze sovrannaturali. Níðuðr, signore dei Níari, invia i propri uomini dagli scudi scintillanti in Luna calante contro il fabbro Vǫlundr solo in Úlfdali, la “Valle del Lupo”, con l'intento di rapirlo per via della bravura nel forgiare armi e gioielli. Così come i berserkir, anche gli úlfheðnar indossano pelli di animali. Dalle fonti storiche il loro nome può essere associato alle casacche di pelo di lupo dalle magiche proprietà. “Hildólfr”, uno dei numerosi epiteti di Óðinn, è infatti un “saggio guerriero” il cui nome significa “lupo della battaglia”.