Da un trattato di magia nera di fine '800 del Pavese

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Da un trattato di magia nera di fine '800 del Pavese

Pubblicato il: 17-12-2022

Una testimonianza storica, risalente alla seconda metà del XIX secolo, descrive con scrupolosa attenzione un particolare rituale magico, così forte tanto da piegare gli spiriti evocati da un mago in proprio soccorso dal mondo ultraterreno. Ecco che l'esperto di “magia nera” traccia nel terreno tre cerchi concentrici con del carbone, nella misura del più grande di nove passi di diametro, scrivendovi i nomi dei numi a presiedere alle ore, ai giorni, ai mesi ed alle stagioni: a Yayn, la prima ora, l'arcangelo Gabriele; a Janor, la seconda, Anael; alla terza, Nasma, l'arcangelo Raffaele; a Salla, la quarta ora, Gabriele; a Sadedali, Cassiel, la quinta; alla sesta, Thamus, Sachiel; a Urere, la settima ora, Samuel; a Tanir, l'ottava, Arael; a Neron, la nona ora, Cambiel; a Java, la decima, Uriel; all'undicesima, Abay, Azael; a Natalon, la dodicesima ora, Sambael. Ancora, i nomi dei genj della primavera, tra i quali Amaties e Spugliguel, quando il nome della terra è Amadai mentre quello del sole è Abraim; quello della luna Agusita, che in estate prende il nome di Armatos, mentre in autunno Mafatignaj e d'inverno Affetiram. Tutto quel che esce dalla bocca del mago, che si pone internamente ed al centro dei cerchi, “è tutto incanto”, avendo cura di non indossare alcun metallo impuro, ma solo oro o argento avvolto in carta bianca in modo da “gettarlo allo spirito” quando giunge.